SENTENZA – Condanne ma “niente mafia” nel controllo dei locali notturni

giovedì, 4 marzo 2021

COMO - La sentenza di primo grado sull'inchiesta 'Gaia' della Direzione Distrettuale Antimafia ha sancito non ci sia la 'ndrangheta alle spalle delle attività di controllo delle discoteche e dei locali notturni del comasco.

L'accusa aveva chiesto 204 anni complessivi per i 18 imputati, per reati che andavano dall'associazione per delinquere di stampo mafioso all'estorsione, dal porto abusivo d'armi al traffico internazionale di stupefacenti. I locali tenuti sotto controllo dalla Dda sino al giugno 2020 erano numerosi e sparsi per la provincia di Como, Monza e Milano.

La Corte ieri, 3 marzo, ha condannato 16 dei 18 imputati, con pene più basse di quelle richieste: complessivamente 127 anni di carcere con un minimo di 2 anni e un massimo di 14. Soprattutto la sentenza di primo grado ha escluso l'associazione a delinquere di stato mafioso imputata a quattro degli uomini alla sbarra.

Niente hanno dunque a che fare con la criminalità organizzata Umberto Cristello di Seregno e Carmelo Cristello di Cabiate "perché il fatto non sussiste", e con loro anche Luca Vacca di Mariano Comense e Daniele Scolari, comasco di Misinto. I quattro non hanno potuto però evitare le condanne per altri reati.

RedGiu

 

 

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