COMO ACQUA – Oggi il Cda: i dubbi della Cgil e del Comitato Acqua

mercoledì, 25 ottobre 2017

CANTÙ – Nel giorno dell’assemblea del Cda di Como Acqua, in programma nella giornata odierna, il Comitato Acqua pubblica di Como e la Cgil comasca sono intervenute sulla vicenda della fusione per incorporazione delle società partecipate locali in Como Acqua Srl - il gestore che assumerà il controllo dell’intero servizio idrico provinciale -, un progetto che coinvolge anche Cantù e alcune delle sue società partecipate, come Canturina Servizi Territoriali, Valbe e Sud Seveso Servizi.

A causa dei dubbi espressi negli scorsi giorni dal consiglio comunale, l’iter che porterà alla fusione delle partecipate canturine è stato temporaneamente congelato: secondo la maggioranza, infatti, le perplessità sulla governance renderebbero impossibile la prosecuzione delle discussioni sul progetto di fusione. Ora non resta che attendere la reazione dei soci: il Cda di Como Acqua valuterà anche le perplessità espresse dal Comune di Cantù, e una prima risposta potrebbe già arrivare nelle prossime ore.

La Cgil comasca ha espresso le proprie preoccupazioni in merito “alle sorti dei 153 lavoratori impiegati nelle 12 società pubbliche che si occupano del servizio idrico”, mentre il Comitato Acqua Pubblica di Como ha posto l’accento sul “rischio privatizzazione” e sulla necessità di approvare i progetti di fusione nel minor tempo possibile.

“La Filctem ha condiviso il percorso, e ha chiesto l'istituzione di un tavolo per la contrattazione di un “accordo quadro” per la gestione contrattuale e gli inquadramenti dei lavoratori che confluiranno nella nuova realtà – afferma il segretario provinciale della Cgil Giacomo Licata; - Si aggiungano ai lavoratori in essere qualche decina di contratti a tempo determinato che non sono stati stabilizzati. in attesa della nuova organizzazione che avrebbe riguardato le attuali aziende di gestione. Bisogna far presto per dare risposte certe ai lavoratori così da evitare polemiche costruite ad arte come quella sugli aumenti di livello che riguardavano invece situazioni pregresse da sanare. Servono risposte per i lavoratori ancora precari che in alcuni casi sono al plurimo rinnovo contrattuale. Se l’assemblea dei sindaci del 25 ottobre darà esito positivo – prosegue Licata - entro l’anno si potrà andare dal notaio per l'incorporazione e dal 1 gennaio 2018 il sistema idrico integrato della provincia di Como avrà finalmente un unico gestore, partecipato al 100% dai Comuni, dunque a totale capitale pubblico. Se invece dovesse saltare il conferimento al gestore unico, si rischiano sanzioni europee e si dovrebbe procedere a una gara per la gestione del servizio cui potrebbero partecipare società estere e a gestione privata”.

Di tenore diverso l’appello del Comitato Acqua Pubblica di Como, che sembra piuttosto spaventato per la presunta lentezza con cui si stanno portando avanti i progetti di fusione nei diversi comuni.

Il Comitato, che aveva coordinato il vittorioso Referendum del 2011 contro la privatizzazione dell'acqua, si dice ora preoccupato per la scelta di alcuni comuni di ritardare l'adesione alla società unica, totalmente pubblica, per la gestione dei servizi idrici – si legge in una nota diffusa dal gruppo; - Secondo il Comitato si è perso fin troppo tempo, per cui a questo punto è necessario lasciare da parte gli aspetti tecnicistici (che spesso vengono solo usati strumentalmente da alcuni partiti per “riposizionarsi” ai vertici della nuova azienda pubblica) e arrivare al più presto all’operatività di Como Acqua. In caso contrario il rischio sarebbe quello della privatizzazione. Infatti – proseguono - se non venisse concluso in breve tempo l'affidamento, da parte di tutti i comuni comaschi, alla società Como Acqua, vi è il pericolo di buttare alle ortiche il percorso scelto dagli stessi comuni fin dal 2011. Il rischio è quello di dover mettere a gara l'affidamento del servizio, gara che significherebbe aprire ai privati, annullando di fatto il risultato del referendum del 2011, con cui la maggioranza degli italiani (e quindi anche dei cittadini della provincia di Como) si erano espressi in maniera chiara e inequivocabile per la gestione totalmente pubblica dei servizi idrici”.

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