MAFIA – Cgil: “Prender le distanze non basta, serve accompagnare le forze dell’ordine”

giovedì, 28 settembre 2017

COMO - Le inchieste dei carabinieri di Milano e Cantù portano alla luce una realtà grave, patologica. Dopo aver letto di legami mafiosi a Seregno, tra cosche e politica, ci svegliamo, a distanza di un giorno, scoprendo che in piazza Garibaldi a Cantù dettava legge la ‘ndrangheta. Bisogna cominciare da subito a ricostruire quel tessuto sociale, pure presente, oltraggiato da una presenza pervasiva delle mafie.

La Cgil è pronta a fare la sua parte. Siamo a disposizione con le nostre sedi, aperte al territorio, le organizzazioni associative che ogni giorno sono impegnate nella rappresentanza e nel volontariato, per proseguire l’azione di contrasto del fenomeno mafioso. Chiediamo da subito alle istituzioni, in questo caso al comune di Cantù, di convocare il tavolo della contrattazione sociale e costituire il coordinamento legalità.

Non è sufficiente che l’amministrazione comunale chieda maglie più larghe per l’assunzione di agenti di polizia locale. Si deve mettere in campo un’azione straordinaria, che accompagni il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, con percorsi di coinvolgimento e integrazione. A partire dai giovani e dal lavoro. Le statistiche nazionali danno la Lombardia quale regione con gli indici più alti d’infiltrazione mafiosa, il territorio comasco non ne è esente.

A farne le spese è il tessuto sociale ed economico. Gli esercizi commerciali, i bar che da piazza Garibaldi si diramano per le vie adiacenti al centro cittadino, i lavoratori che si sono trovati in prima linea oggetto di minacce e sopraffazioni da parte degli uomini della 'ndrangheta. Operatori delle associazioni di categoria e rappresentanza, delle migliori espressioni della cittadinanza attiva, non possono oggi limitarsi a prendere le distanze, a denunciare il malaffare.

Giacomo Licata e Matteo Mandressi
Segreteria Cgil Como

 

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