SOSTENIBILITÀ – Scioglimento dei ghiacci: un processo irreversibile?

venerdì, 2 settembre 2022

CANTÙ - Il tema dello scioglimento dei ghiacci è centrale nel dibattito sulla sostenibilità, ma quanto ne sappiamo veramente? E perchè è fondamentale essere ben informati su questo tema spinoso? Quesiti posti al nostro esperto, dottor Pasquale Coppolella, consulente aziendale sulla sostenibilità.

Dott. Coppolella, può spiegarci le dinamiche che portano allo scioglimento dei ghiacci? 

Con il ghiaccio abbiamo tutti una certa confidenza, essendo parte della nostra vita: lo subiamo a volte d’inverno, quando spesso invade le strade, lo generiamo nei nostri frigoriferi per diversi usi, ci divertiamo a sfidarlo quando andiamo in montagna a sciare. Del ghiaccio sappiamo quindi bene una cosa fondamentale e cioè che è un prodotto effimero, in quanto svanisce, trasformandosi in acqua, quando la temperatura sale costantemente al di sopra di un certo livello. Ebbene, lo scioglimento dei ghiacciai nel mondo segue esattamente lo stesso principio e la causa è il riscaldamento globale, legato principalmente alla super generazione di gas serra, anidride carbonica e metano in testa, prodotti principalmente dall' utilizzo di combustibili fossili, dalla deforestazione e dagli allevamenti intensivi di bovini. Insomma, le temperature medie stagionali sono salite, credo ce ne siamo accorti tutti, e questo sta avendo un riflesso sui ghiacciai e sulle calotte polari, lento ma inesorabile. Le masse di ghiaccio più soggette allo scioglimento, tecnicamente chiamato fusione, e che possono provocare le conseguenze più devastanti a livello globale, sono la calotta dell’Antartide, cioè il polo sud, e la Groenlandia.  In merito a queste due masse, va detto che, purtroppo, le nevicate non riescono ormai più ad equilibrare lo scioglimento, che sta accelerando troppo rapidamente. Questo vuol dire che se anche il cambiamento climatico si fermasse, cosa assolutamente non ipotizzabile per ora, sarebbe comunque impossibile fermare il processo.   Anche i principali ghiacciai in Italia sono a rischio scioglimento e per almeno 6 di essi tale rischio è davvero reale. Pensiamo infatti a quello che è successo recentemente sulla Marmolada: un incidente drammatico, ma non sorprendente, considerato che negli ultimi 100 anni i ghiacciai in Italia hanno perso in media più del 50% del loro volume per scioglimento. Una cifra sconvolgente, con picchi dell’80%. Pensiamo anche a cosa è avvenuto nei giorni scorsi in Pakistan: alle tradizionali piogge monsoniche si sono aggiunte le acque provenienti da scioglimento dei ghiacciai, di cui il Pakistan è molto ricco, con un disastro dalle conseguenze drammatiche ed irreversibili.  Ecco, in sintesi, anche qui, come l’Antartide e la Groenlandia, la spiegazione tecnica è che quando la differenza fra scioglimento, cioè quando le masse si sciolgono normalmente, ma moderatamente  e reintegro con neve fresca è nettamente a favore del primo a causa delle alte temperature, le masse ghiacciate si riducono sempre di più.   

Perché questo fenomeno è dannoso ed estremamente pericoloso per l’umanità e per la terra? 

Fra le conseguenze funeste del riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci è sicuramente in cima alla lista, perché i danni reali e potenziali sono notevoli. Il primo effetto, probabilmente il più intuibile. è l’innalzamento del mare. Negli ultimi 150 anni il livello medio del mare è salito di oltre 20 cm ed ogni anno aumenta di circa 3,2 mm. La previsione più attendibile è che raggiunga i 30 cm entro il 2050, un numero molto preoccupante, in quanto questo significa che l’aumento che si prevede per i prossimi 30 anni corrisponde a quello registrato nell’ultimo secolo, un trend molto pericoloso. Vorrei precisare una cosa molto importante e cioè che l’aumento nel livello del mare non è legato solo allo scioglimento dei ghiacci, ma anche al fenomeno dell’ Espansione termica, che contribuisce per il 50%: riscaldandosi, l’acqua si espande e semplicemente occupa più spazio. La conseguenza più immediata è che le zone costiere  sono a grave rischio e sicuramente nei prossimi decenni possiamo aspettarci fenomeni migratori di grossa portata: se guardiamo in avanti di qualche secolo, restando immutate le attuali condizioni, possiamo dire che diverse importanti città costiere nel mondo sono destinate a sparire.   L’innalzamento del livello del mare sta coincidendo con uragani e tifoni più pericolosi, che si spostano più lentamente e rilasciano più pioggia contribuendo a generare mareggiate più potenti che spazzano via tutto ciò che incontrano, allagando zone umide, contaminando falde acquifere e terreni agricoli da salsedine, distruggendo habitat per pesci, uccelli e piante. Inoltre, lo scioglimento dei ghiacci ha altre conseguenze devastanti quali ad esempio il rilascio di virus sconosciuti, congelati per millenni o per milioni di anni  e l’esperienza covid 19 ci ha mostrato cosa significhi, il rilascio di gas metano, anche questo ben conservato nelle calotte polari, e di anidride carbonica, contribuendo ad aggravare la situazione già compromessa della quantità di gas serra presenti nell’atmosfera ed infine l’aumento esponenziale di frane e valanghe. Tuttavia, un’altra conseguenza globale molto importante potrebbe essere una probabile glaciazione dell’Europa del nord. Quasi certamente ognuno di noi a scuola ha studiato che l’Europa dal nord ha una sorta di scudo termico protettivo, creato dalla corrente del Golfo. L’acqua salata del Golfo viene riscaldata dal sole e si generano delle correnti calde che salgono verso nord. Queste riscaldano i venti che soffiano verso l’Europa e cedono calore all’atmosfera. In questo modo è possibile un clima invernale più mite rispetto a quello dei Paesi alle stesse latitudini non affacciati sull’Atlantico. Senza voler entrare in dettagli tecnici complicati, diciamo che questo fenomeno è possibile grazie alla salinità dell’acqua. Se, a causa dello scioglimento della calotta della Groenlandia, viene immessa nell’oceano una quantità importante di acqua dolce, la salinità globale dell’acqua diminuisce notevolmente, così come il suo effetto protettivo sulle correnti del nord, favorendo un clima rigido, fino ad ipotizzare una possibile glaciazione. 

 In che modo possiamo scongiurare questo pericolo? 

Come ho accennato nelle risposte precedenti, non è più possibile scongiurare effetti negativi, poiché questi sono già una realtà, purtroppo.  Gli studi più recenti indicano un aumento del livello degli oceani tra i 26 e i 77 centimetri entro il 2100, con un aumento delle temperature di 1,5 °C. Numeri sufficienti a creare un grave impatto su molte delle città costiere nel mondo. Quindi il nostro intervento deve essere su due ambiti: resilienza e sostenibilità. La resilienza opera sul pianificare interventi preventivi per far fronte alle conseguenze di fenomeni distruttivi ormai inevitabili, come ad esempio gli uragani in America, inondazioni in varie parti del mondo, contaminazione acqua potabile, solo per citarne alcuni. Ormai quasi tutti i Paesi hanno delle organizzazioni locali, interconnesse fra di loro, che studiano il clima e pianificano interventi immediati: Milano è all’avanguardia, ove è stato nominato un Chief Resilience Manager. La sostenibilità, al contrario, guarda all’aspetto preventivo e quindi a come ridurre al massimo, se non evitare il pericolo. E qui entriamo in gioco tutti noi, con le azioni di cui abbiamo discusso altre volte:  scegliere fonti rinnovabili per il proprio approvvigionamento energetico,  ottimizzare i consumi energetici, evitare sprechi energetici ad esempio spegnere gli apparecchi elettronici in modalità stand by presenti in casa, optare per la mobilità sostenibile, utilizzando vetture elettriche a zero emissioni, muovendosi in città attraverso biciclette e monopattini, oppure scegliendo il trasporto pubblico,  infine puntare su un’alimentazione consapevole e basare il proprio regime alimentare su pietanze locali o di stagione può limitare  le emissioni dovute agli allevamenti intensivi e al trasporto.

S.D.D.

 

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