SOSTENIBILITÀ – Como e “overtourism”: trappola o possibilità?

domenica, 3 agosto 2025

CANTÙ - Como sempre più ricercata, ambita, bramata: i visitatori accorrono, i guadagni delle strutture turistiche lievitano e con essi le offerte di lavoro. Ma è tutto oro quello che luccica? No, perchè il sovra-turismo o overtourism implica anche conseguenze difficili da gestire, per il territorio e coloro che lo abitano. Ne parliamo con Pasquale Coppolella, consulente aziendale sulla sostenibilità.

Dottor Coppolella, il boom di visitatori a Como accende il dibattito sull’overtourism. Cosa può dirci di questo fenomeno?

L’overtourism che sta interessando Como rappresenta un caso di studio emblematico di un fenomeno globale che si è intensificato drammaticamente negli ultimi anni. Como ha beneficiato di una visibilità mediatica straordinaria, amplificata esponenzialmente dai social media, dalle produzioni cinematografiche internazionali e dall’effetto “Instagram”. La bellezza mozzafiato del lago, l’accessibilità strategica da Milano, l’appeal irresistibile del “Made in Italy” e la presenza di ville storiche di celebrità hanno creato una tempesta perfetta che ha trasformato la città in una meta imprescindibile per milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo. Nel 2023 si sono registrati oltre 4,8 milioni di pernottamenti, con un aumento di 1 milione rispetto al 2019, e un flusso costante di visitatori giornalieri, spesso senza pernottamento. Il problema fondamentale non risiede nel turismo in sé, che rimane una risorsa economica vitale, ma nella concentrazione temporale e spaziale dei flussi turistici. Quando una destinazione riceve sistematicamente più visitatori di quanti possa sostenere senza compromettere significativamente la qualità della vita dei residenti e l’integrità dell’ambiente naturale e culturale, si entra nel territorio critico dell’overtourism. Como sta vivendo esattamente questa situazione paradossale, con picchi di affluenza che saturano completamente le infrastrutture urbane, creano congestioni insostenibili e generano crescenti tensioni sociali tra residenti e flussi turistici. I dati mostrano crescite turistiche a doppia cifra anno su anno, con concentrazioni particolarmente critiche nei weekend e nei mesi estivi, quando la città letteralmente esplode di visitatori. Di sui la maggior parte sono stranieri.

 Quali i rischi legati all’overtourism?

I rischi associati all’overtourism sono molteplici, interconnessi e sistemici, creando un effetto domino che può compromettere irreversibilmente il tessuto socio-economico e ambientale di Como. Dal punto di vista ambientale, l’eccessiva presenza sta degradando progressivamente gli ecosistemi lacustri, aumentando significativamente l’inquinamento atmosferico e idrico, compromettendo la biodiversità locale e alterando gli equilibri naturali consolidati nel tempo. Il traffico veicolare intenso e costante deteriora drammaticamente la qualità dell’aria, mentre l’aumento esponenziale dei rifiuti urbani mette sotto stress critico i sistemi di gestione ambientale. L’erosione delle sponde, l’inquinamento acustico e la pressione sulle risorse idriche rappresentano ulteriori criticità ambientali concrete. Socialmente, assistiamo al fenomeno preoccupante della “gentrificazione turistica”: i residenti di lungo corso vengono progressivamente espulsi dal centro storico a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti, spinti dalla redditività economica superiore degli affitti brevi turistici. Questo processo crea comunità urbane svuotate della loro anima sociale e culturale originaria, trasformando quartieri residenziali in mere scenografie turistiche. La perdita di servizi di prossimità, sostituiti da negozi di souvenir e ristoranti turistici, impoverisce ulteriormente la vita comunitaria locale. Economicamente, paradossalmente, l’overtourism può danneggiare gravemente il settore turistico stesso nel medio-lungo termine. La saturazione sistematica crea esperienze di qualità progressivamente inferiore per i turisti, che potrebbero orientarsi verso destinazioni alternative più vivibili e autentiche. Inoltre, la dipendenza eccessiva e monoculturale dal turismo rende l’economia locale estremamente vulnerabile a shock esterni, come dimostrato dalla pandemia COVID-19. La stagionalità estrema crea inoltre problemi occupazionali e di sostenibilità economica per gli operatori locali. Dal punto di vista culturale, si rischia concretamente la disneyficazione”del territorio: la cultura locale viene commercializzata, standardizzata e artificializzata per soddisfare le aspettative turistiche stereotipate, perdendo progressivamente autenticità, diversità e profondità storica. Questo processo di omologazione culturale impoverisce irreversibilmente il patrimonio identitario locale.

Quali strategie adottare?

L’overtourism non va demonizzato, ma gestito con creatività, dati e coraggio politico. Como potrebbe diventare un laboratorio europeo di turismo sostenibile se adotta una visione rigenerativa e condivisa. Più che vietare, bisogna guidare le scelte dei visitatori, accompagnandoli verso un turismo che protegge ciò che ama. Indico alcuni esempi pratici di ciò che a mio avviso si potrebbe fare. Partiamo con il turismo distribuito: promuovere itinerari meno noti nell’entroterra o nei dintorni del lago come la Valtellina o la Brianza storica.  Usare tecnologie predittive: utilizzo di app e AI per monitorare i flussi turistici e informare i visitatori in tempo reale (livello di affollamento in tempo reale per decidere se e dove andare, Ndr). Anche proporre tariffe differenziate: prezzi più alti nei periodi di picco, sconti per chi visita in bassa stagione, per esempio parcheggi e trasporti pubblici con prezzi dinamici. Valutare partnership pubblico-private: coinvolgere attivamente gli attori economici del territorio nella gestione del turismo (hotel e Airbnb con certificazioni di sostenibilità, Ndr). Importante, anche, offrire una narrativa consapevole dove spostare la narrazione turistica dal “vedere tutto” al “vivere meglio”. Parallelamente, bisogna investire massicciamente in infrastrutture sostenibili: sistemi di trasporto pubblico efficienti e capillari, reti di mobilità dolce (ciclabili, pedonali, Ndr), sistemi avanzati di gestione rifiuti, energia rinnovabile e tecnologie smart city. Personalmente non sono affatto soddisfatto da quanto fatto finora a Como a questo riguardo. La trasformazione fondamentale sta però nel passaggio da un modello turistico quantitativo a uno qualitativo, privilegiando visitatori più consapevoli, educati e disposti a investire economicamente di più per esperienze autentiche, sostenibili e di valore culturale superiore. Questo implica lo sviluppo di prodotti turistici innovativi, esperienziali e a basso impatto ambientale. L’offerta ad oggi è purtroppo carente e Como diventa assolutamente inaccessibile, soprattutto d’estate, alle popolazioni locali, con dati di affollamento che sono in costante crescita a doppia cifra. Dobbiamo prevenire e non curare.    

 S.D.D.

il Canturino NEWS - supplemento quotidiano a Lario News, testata giornalistica registrata (Tribunale LC n. 234/2015)