CANTÙ – Oltre alle questioni d’ordinaria amministrazione, come la variazione di bilancio o il resoconto sulle ultime spese sostenute dal Comune, durante l’ultimo consiglio comunale di Cantù è emerso con forza anche il tema delle infiltrazioni mafiose nel territorio canturino, al quale è stata dedicata un’apposita mozione presentata dal consigliere di opposizione Gianpaolo Tagliabue.
L’esponente del Movimento 5 Stelle ha infatti invitato il Comune a presentare una richiesta di risarcimento per i noti fatti di piazza Garibaldi, dove diversi individui – alcuni dei quali risultati successivamente affiliati alla Ndrangheta – cercarono di stabilire un controllo diretto sulle attività degli esercenti locali, con violenze e intimidazioni di diversa natura. “Il Comune non si è costituito parte civile nel processo penale, ma esiste comunque la possibilità di chiedere un risarcimento danni in sede civile – dichiara Gianpaolo Tagliabue durante il suo intervento; - Invitiamo pertanto l’amministrazione a presentare una richiesta di risarcimento per i fatti di piazza Garibaldi”.
Al grillino ha immediatamente risposto il vicesindaco (e avvocato) Alice Galbiati, che ha affrontato la questione da un punto di vista prettamente giuridico. “In termini astratti, la mozione del Movimento 5 Stelle è impostata correttamente. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che in un’azione di risarcimento danni, in ogni caso, l’onere della prova è a carico dell’oggetto che promuove l’azione, ossia il Comune. In altre parole, dobbiamo provare il danno e il nesso causale tra il fatto illecito e il danno subito, senza dimenticare che, a differenza di altri comuni del circondario, Cantù non è stato riconosciuto come parte lesa”.
Il vicesindaco si è poi soffermato sulla natura dei reati contestati: le accuse riguardano infatti i reati di estorsione e lesioni aggravate, con l’aggravante del metodo mafioso. Non si parla dunque di associazione mafiosa, come nell’articolo 416 bis, ma della modalità con cui si è commesso il reato, che per Alice Galbiati costituisce un’aggravante da tenere ben separata da tutto il resto. Per il vicesindaco, quelli commessi a Cantù sono “reati tra privati aggravati da metodo mafioso”.
“Pur condividendo la preoccupazione per la gravità dei fatti – prosegue Alice Galbiati - ritengo innanzitutto che la necessità di attivarsi per dare un messaggio alla cittadinanza debba seguire strade più concrete, come l’attivazione di un’associazione anti-racket o un osservatorio sulla sicurezza e la legalità. Considerando il termine prescrizionale, inoltre, prima di intraprendere un’azione risarcitoria credo sia opportuno attendere l’esito del processo”.
Gianpaolo Tagliabue ha comunque voluto insistere, evitando di ritirare la mozione e spingendola fino al voto. Lo spirito dell’iniziativa grillina è stato parzialmente condiviso anche dagli altri esponenti dell’opposizione, in particolare dall’ex candidato sindaco Francesco Pavesi e dal consigliere Cecilia Volontè, che hanno comunque preferito astenersi. “Per un tema di questo genere, è bene che la città si dimostri compatta e unita”, ha affermato Pavesi. Sulla stessa linea il consigliere Volontè, che ha invitato all’amministrazione “ad attivarsi e dare l’esempio”, in modo tale che “le persone non restino da sole a combattere contro questa piaga”. Al termine delle discussioni, la mozione del Movimento 5 Stelle è stata votata favorevolmente da un solo consigliere. Nove hanno votato contro, mentre gli astenuti sono stati otto.
R. I.