LA FAVOLA – Metta World Peace in società? E perché non c’è tempo di aspettarlo?

giovedì, 30 luglio 2015

METTA CON MAGLIA NUOVACANTÙ - La regina d’Europa. Questa è la Pallacanestro Cantù, vincitrice di 2 Coppe Campioni, 4 Coppe delle Coppe, 4 Coppe Korac e 2 Coppe Intercontinentali, più 3 scudetti e 2 Supercoppe Italiane. Nel palmares dei biancoblu c’è tutto (o quasi, manca una Coppa Italia che sembra essere maledetta) e, pur non alzando un trofeo europeo dal 1991 e uno scudetto dal 1981, a Cantù non si è mai smesso di sognare. Mentre realtà importanti sono sparite ripartendo dal basso (Bologna, Treviso, Siena) e altre rischiano ogni stagione arrivando sul filo del rasoio, l’Acqua Vitasnella resiste, disputa campionati al vertice, pochi anni fa arrivò ad un passo dallo scudetto ritornando in Eurolega, e anche lo scorso anno comunque riuscì a conquistare i playoff e, con un po’ più di fortuna e forse di determinazione, chissà dove sarebbe arrivata.

Si continua a sognare perché ogni tanto succede qualcosa di clamoroso, come l’arrivo di Metta World Peace che ribaltò di netto la squadra, la prese per mano e la condusse a gara 5 in quel di Venezia dove, escludendolo in malo modo dalla partita, Cantù cedette sul campo della Reyer.

Il sogno è continuato a rimanere vivo quando Metta fece capire di voler restare in Brianza un altro anno, volendo aiutare anche il basket italiano (parole sue) ad avere più visibilità. In che modo? Ascoltando l’amico dei panda, che di marketing se ne intende parecchio e la sua sola presenza è stata capace di riempire i palazzetti in cui ha giocato, nel breve periodo in cui ha vestito la maglia canturina.

METTA WP IN CAMPOC’è però qualcosa che non torna nella trattativa World Peace-Cantù; se il giocatore aveva intenzione di rimanere, avendolo detto più volte, e la società era ben felice di riconfermarlo, perché così tanto tempo senza notizie? Perché Metta ha chiesto tempo al club dopo l’incontro negli USA, e la risposta è stata “non abbiamo tempo per aspettarti”? Una favola biancoblu narra di un World Peace pieno di idee, non solo del Metta giocatore, pronto vestire la casacca numero 37; e se l’ex Nba avesse fatto una proposta più grande a Cantù, una proposta che andava al di là del calcare il parquet?

Si dice che Metta volesse entrare “forte” in società, con delle quote importanti, o comunque con progetti collaterali facendo valere la sua immagine e la sua potenza mediatica; andando ancora più oltre, si narra che alla fine dell’incontro con Corbani-Della Fiori, World Peace abbia messo sul piatto una proposta per rilevare la Pallacanestro Cantù, e che la risposta dalla dirigenza sia stata negativa, volendo alzare l’asticella dell’offerta. Al che, Metta ha quindi chiesto del tempo per pensarci, e la società ha poi dato un ultimatum, prima di porre la parola “fine” alla telenovela.

Questa che abbiamo raccontato è una favola ma davanti a tutti noi c’è un giocatore Nba che ha chiesto tempo per prendere la decisione, ufficiale, di giocare con Cantù, e che la risposta del club sia stata “non possiamo più aspettare” pare sinceramente molto strano. E pare strano che uno come Metta sia così indeciso su dove andrà a giocare, considerando che ha sempre dichiarato che scendere in campo è l’unica cosa che conta, e che i soldi non rappresentano un problema.

Probabilmente c’è sotto qualcos’altro, forse non la clamorosa richiesta di acquisto della squadra, ma non avere tempo per aspettare Metta World Peace, fosse anche solo come giocatore, non pare la scelta del secolo. Se poi non fosse stato solo come giocatore, come narra la favola, qualcuno i gomiti, speriamo, se li starà pur mangiando. Lo sport è fatto anche di questo, storie narrate per la città che a volte nascondono un filo di verità, e questo mantiene continuamente vivo il sogno e la passione per la palla a spicchi a Cantù, dove 4.000 cuori al Pianella battono all’unisono con il pallone sul parquet.

Davide Porro

 

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