RUBRICA SOSTENIBILITÀ – Denatalità: cronaca di una catastrofe annunciata?

sabato, 3 giugno 2023

RUBRICA - Tante le parole spese, in politica ma non solo, legate al tema della denatalità. Il calo delle nascite in Italia è ormai un dato consolidato da analizzare in tutte le sue sfaccettature perchè potrebbe compromettere seriamente il futuro del paese, sotto tutti i punti di vista: comprendere il quadro intero è complesso ma necessario sottolinea Pasquale Coppolella, consulente aziendale sulla sostenibilità.

Dr Coppolella, quali sono le cause della denatalità in Italia?

Voglio rispondere alla sua domanda facendo alcune premesse importanti. Il 15 Maggio è stata la giornata internazionale delle famiglie. In occasione di questa giornata è stato pubblicato un interessante rapporto denominato FragilItalia di Legacoop e Ipsos, che consiglio a tutti di leggere. Fra le cose che mi hanno colpito di questo rapporto c’è il fatto che 7 coppie su 10 desidererebbero avere almeno 2 figli e che i matrimoni sono aumentati del 4,8%. La cosa è alquanto sorprendente se si leggono poi i dati di natalità. Cioè abbiamo tutte le premesse per mantenere un tasso di natalità “normale” e invece sta avvenendo l’ecatombe. Il desiderio c’è, ma mancano le possibilità, quindi.        

Le principali cause della crisi della natalità possiamo così enunciarle: stipendi bassi, aumento del costo della vita, recentemente con effetti devastanti anche sui mutui, instabilità lavorativa e precarizzazione del lavoro, oggetto di discussione in questi mesi fra governo e opposizione, mancanza di sostegni pubblici consistenti e non la miseria che di volta in volta i vari governi hanno introdotto, costi da affrontare per crescere i figli e dargli un futuro dignitoso, mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti, per le donne paura di perdere il posto di lavoro, mancanza o carenza di una politica di flessibilità lavorativa nei confronti delle donne.  Insomma, motivazioni sufficienti per scoraggiare un bel po’ di giovani coppie. Una parte dei giovani più sensibili ai temi della sostenibilità sembrano non essere propensi a mettere al modo dei figli, temendo che questi e i loro figli dovranno vivere in un mondo insostenibile. Non fanno statistica significativa, ma credo sia doveroso farne menzione. Trovo l’abbassamento della natalità gravissimo, al punto da minare seriamente la sostenibilità stessa della nostra società. Siamo a 7 nati su 1000 abitanti, cioè circa 400.000 neonati per anno. Nel 2008 erano 576.600. Una perdita del 30% in 14 anni. Direi senza precedenti e di grande preoccupazione. Pensiamo poi che i deceduti nel 2022 sono 12 su 1000 (anche a causa del Covid) e le proporzioni sono presto fatte. Dai 59,2 milioni di cittadini del 2021, secondo le stime saremo 57,9 milioni nel 2030, per scendere a 54,2 milioni nel 2050 fino addirittura appunto a 47,7 milioni nel 2070: quasi 12 milioni di persone in meno!! 

Lavoro precario e sottopagato incidono molto sulla scelta di fare figli. Quali provvedimenti potrebbero migliorare questa situazione?

Direi ci sono due tipi di azioni, che potrei definire con due categorie: correttive a monte e compensative a valle. Le prime operano sulle cause, andando ad agire sui problemi che stanno generando il

fenomeno.  Servono politiche familiari sul modello francese e tedesco o, ancora meglio, quello scandinavo. La denatalità sta colpendo in maniera così grave l’Italia, negli altri Paesi non ha questa consistenza, ci saranno dei motivi che in altri Paesi non ci sono? Serve mettere al centro del Pnrr la ripartenza della natalità. I servizi alle famiglie al centro, asili nido gratis come per le scuole, autobus scolastici, baby sitter a prezzi modici, flessibilità lavorativa per le mamme, smartworking come forma di lavoro offerto a tutti quelli per cui è possibile e poi, ancora più importante, stabilizzazione del mondo del lavoro: lavori pagati adeguatamente, contratti a tempo indeterminato e infine sostegni in soldi, cioè assegni familiari, che non fanno ridere, come oggi, ma che contribuiscono fattivamente ad incentivare la natalità, unitamente alla possibilità di detrarre fiscalmente tutta un serie di costi legati ai proprio figli, almeno fino ad una certa età. Fatti veri, con soldi veri, non proclami, dei quali tutti i governi si sono riempiti la bocca.

Le seconde azioni correttive, quelle che operano sugli effetti, guardano ad una oculata, ma decisa reintegrazione della popolazione tramite l’immigrazione controllata.   Oggi il fenomeno migratorio in entrata in Italia è visto prevalentemente come un problema di politica interna e di sicurezza nazionale. In realtà, ad oggi, dal punto di vista economico il lavoro dei cittadini stranieri in Italia vale 134 miliardi e incide per il 9 per cento sul prodotto interno lordo. Se il trend della natalità italiana dovesse veramente confermare le attese, l’apporto degli stranieri, a prescindere da modalità di arrivo e provenienza, diventerà sempre più importante. Serve un serio progetto italiano all’integrazione degli immigrati, che non possono essere coinvolti solo per pagare le pensioni, ma che dovranno diventare parte integrante del tessuto nazionale: dei nuovi Italiani in tutto e per tutto e dobbiamo smetterla con le nostre politiche nazionalistiche e propagandistiche a tutti i costi: qui in ballo c’è il nostro benessere per il nostro futuro e quello dei nostri figli.     

Quali saranno le conseguenze della denatalità nel futuro?

Direi devastanti.  Avrà sicuramente un impatto negativo sull’economia, poiché ci saranno meno lavoratori attivi in grado di contribuire alla produzione di beni e servizi. Ciò può portare a un calo della produttività e della crescita (PIL). La diminuzione del PIL è una notizia molto preoccupante, poiché purtroppo abbiamo la necessità di ripagare il debito pubblico. E’ come se una famiglia indebitata che deve ripagare un debito passi da 10 a 7 componenti che contribuiscono a ripagare, il debito è sempre lo stesso, gli attori ripaganti diminuiscono. Il rischio è forte. Sul fronte pensioni la situazione potrebbe diventare assai critica. La diminuzione della popolazione va di pari passo con il suo invecchiamento. Avremo una popolazione sempre più anziana e sempre meno lavoratori quindi avremo un Paese dove le giovani generazioni potrebbero non avere alcuna pensione o, comunque, le pensioni saranno talmente basse da non permettere una vita dignitosa dopo anni e anni di lavoro. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, bisogna dire che il rapporto tra individui in età lavorativa e quelli in età pensionistica passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050! E questo rappresenterebbe un problema serio per il nostro sistema sanitario nazionale, che si sostiene attraverso i cittadini che pagano le tasse in proporzione al proprio reddito. Se diminuiscono i lavoratori riusciremo a rendere sostenibile il meccanismo? Sul fronte immobiliare è assai probabile il crollo del costo delle case. Un bene per chi dovrà acquistare, sicuramente. Un male per chi lo ha già fatto, accollandosi magari un mutuo trentennale. Stime pessimistiche dicono che il loro valore dopo tanti sacrifici si dimezzerà. Perché se non nascono più bambini le città si spopolano e avendo a disposizione una quantità maggiore di immobili, perdono il loro valore. Infine, lo spopolamento di alcune aree del Paese. La denatalità in Italia, secondo l’Istat, colpirà soprattutto le aree rurali e il Mezzogiorno, dove già da decenni si verifica un forte esodo a favore del più produttivo Nord. E per i 1.060 Comuni che ricadono nelle aree interne, quelle montane e comunque lontane dal mare è prevista una riduzione della popolazione pari al 9,1 per cento, che sale al 10,4 considerando il solo Mezzogiorno. In parole povere, se non si intraprendono azioni correttive in tempi brevi, sarà una vera catastrofe.

S.D.D.

 

il Canturino NEWS - supplemento quotidiano a Lario News, testata giornalistica registrata (Tribunale LC n. 234/2015)