TECNOLOGIA BIOMETRICA – Il nuovo campo della sicurezza pubblica e privata

venerdì, 13 aprile 2018

COMO - Il crescente sviluppo dell’informatizzazione, ha portato con sé un maggior bisogno di sicurezza. Da questo punto di vista, la ricerca ha fatto passi da giganti con sistemi sempre più complessi e «personali». È proprio su questo campo che si punta a migliorare. Creare apparecchi sempre più ad personam, ovvero che rispondano esclusivamente ai comandi impartiti dal proprietario, è la nuova frontiera per quel che riguarda apparecchi antifurto e allarmi. Non sorprende, dunque, lo sviluppo della biometria in questo campo.

Con il termine biometria in informatica si intende un sistema in grado di riconoscere e identificare un individuo in base ad alcune caratteristiche fisiologiche. I sistemi dotati di questo tipo di tecnologia, dunque, rispondono esclusivamente a chi possiede tratti fisici unici. Che si tratti d un’impronta digitale, del riconoscimento facciale o dell’iride dell’occhio, ogni nostra caratteristica fisica non è copiabile e, dunque, permette di stabilire esattamente chi sta chiedendo l’accesso ad un dato sistema.

Dal punto di vista dell’unicità, la tecnologia biometrica ha fatto passi da gigante anche in quei campi dove era più carente. Se si analizzano, infatti, i vari sistemi di controllo, è palese che quello sulle impronte digitali è il più attaccabile perché basterebbero impronte false in lattice o gomma per bypassare il sistema. Proprio per evitare questo genere di problemi sono stati sviluppate tecnologie che, al semplice riconoscimento delle impronte, uniscono rilevamento a raggi infrarossi, misurazione del polso, della pressione sanguigna o della temperatura. Il cosiddetto riconoscimento vascolare sembra rappresentare il futuro della tecnologia biometrica, anche se, attualmente è poco utilizzato. Il suo punto di forza sta nel fatto di non essere influenzabile da nessun tipo di fattore esterno come, ad esempio, sporcizia, sudore o ferite.

In un mondo sempre più interconnesso, dove il cellulare viene visto non più come uno strumento di comunicazione, ma come una sorta di banca dati personale del suo possessore, non deve meravigliare che il futuro della tecnologia biometrica sia strettamente connesso ai telefonini. Attualmente, già alcune case produttrici, hanno installato, riconoscimenti facciali o di impronte digitali all’interno del sistema di controllo dei cellulari. Tutto ciò è reso possibile grazie alla tecnologia NFC, capace di mettere in comunicazione due diversi dispositivi, sfruttando una connettività wireless a corto raggio. Il suo funzionamento è limitato a circa 10cm di distanza tra due smartphone, ma spesso la distanza si riduce a 4cm o anche meno. La biometria applicata ai telefonini avrebbe un duplice scopo. Da una parte renderebbe le informazioni contenute al suo interno più sicure, dato che potrebbero essere viste solo dal suo possessore, annullando, di conseguenza, eventuali attacchi hacker. Dall’altra, permetterebbe allo stesso cellulare di fungere da «chiave» per entrare in determinati luoghi, come in ufficio, dato che, solo il reale possessore dell’apparecchio potrebbe utilizzarlo.

In linea generale, però, lo sviluppo dei sistemi di sicurezza si giocherà sul concetto di distanza. Cosa significa? Vediamo di spiegarlo: ormai tutti gli strumenti di sicurezza puntano sulla prevenzione prima ancora che sull’inviolabilità di un luogo in sé. Questo significa che si va verso un futuro in cui, un ladro, un terrorista o chi per lui, verrà identificato prima ancora che provi ad entrare in un’area protetta. Sconfiggere il pericolo prima che esso si manifesti. Ecco la nuova sfida. Da questo punto di vista, dunque la biometria basata su riconoscimento facciale rappresenta un ottimo deterrente. Non a caso viene spesso usata in luoghi di massima sicurezza per riconoscere eventuali criminali.

Parlando di distanza, non si può non menzionare un tipo di tecnologia che, da questo punto di vista, punta a rivoluzionare il settore. Parliamo dell’UHF (Ultra High Frequency). Si tratta di un sistema che permetterebbe di identificare persone a grandi distanze e con costi di produzione più bassi. Come è possibile? Migliorando l’attuale tecnologia del codice a barre. Ogni oggetto dotato di questo tipo di sistema, infatti, risulta «comunicante» con altri, sfruttando quella che in gergo viene denominata Internet of Things. Ciò può permettere, ad esempio, di creare oggetti passivi in grado di identificare chi li indossa anche in spazi ampi.

La tecnologia, dunque, sta annullando ogni genere di barriera di spazio in termini di controllo, permettendo, al contempo, di essere più sicuri.

 

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