Online i nuovi materiali di Cosmetica Italia sull’industria della cosmesi

mercoledì, 25 novembre 2020

Il settore cosmetico, così come tutti gli altri settori economici italiani, ha subito un pesante impatto negativo a seguito delle chiusure delle attività commerciali imposte dal lockdown. 

A differenza di molti altri comparti, però, la cosmetica è stata in grado di contenere le perdite grazie a un massiccio cambiamento di abitudini da parte dei consumatori (principalmente delle consumatrici), che secondo i dati hanno cominciato a rifornirsi di cosmetici on line nel momento in cui non è più stato possibile recarsi nelle profumerie e nei grandi store brandizzati. Le vendite degli e-commerce che propongono prodotti cosmetici e per la cura personale sono salite del 35% rispetto all’anno precedente.

Le farmacie sono state in grado di sostenere molto bene l’impatto della crisi, chiudendo il 2020 con perdite pari solo al 2% dell’intero fatturato. Un discorso purtroppo ben diverso quello che riguarda le profumerie, che anche a causa dei costi molto alti rispetto ad altri tipi di rivendite, registreranno un calo del fatturato pari a circa il 24% rispetto al 2019.

Nonostante tutti questi fattori negativi, Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, ha sottolineato che le perdite totali del settore sono risultate alla fine dell’anno molto minori rispetto alle drammatiche previsioni dello scorso Marzo e che la cosmetica continua a investire nella ricerca il 6% del suo fatturato totale, quasi il doppio degli altri settori produttivi italiani. Tutti i dati sono contenuti nei report annuali recentemente pubblicati da Cosmetica Italia e che è possibile consultare sul sito ufficiale dell’associazione. Il solo distretto del beauty in Lombardia, distribuito fra Crema, Milano, Bergamo, Lodi, costituisce il più importante di tutta la nazione e genera il 55% dell’export di tutta l’industria cosmetica d’Italia.

A “salvare” il settore è arrivato il boom di vendite di Luglio: i consumatori hanno scaricato la tensione accumulata nei mesi precedenti dedicandosi al revenge shopping e spendendo somme importanti proprio nel settore cosmetico. Una sorta di atteggiamento compulsivo che spesso ha visto la sua ricaduta nell’aumento di preferenze per le soluzioni cosmetiche che riguardano l’igiene ancor prima che gli aspetti puramente estetici.

La make-up artist Federica Busa che scrive sulle pagine di www.superbelle.it mette però in guardia da questa pratica d’acquisto poco salutare: “Secondo dati raccolti in Francia, Italia, Germania e Regno Unito negli scorsi mesi, ben l’88,9% dei consumatori ha affermato di essersi dedicato o di volersi dedicare al revenge shopping, ovvero la gestione dell’ansia con acquisti più frequenti e per importi modesti che nel mercato cosmetico italiano vedono primeggiare i prodotti viso e corpo seguiti quasi a pari merito da igiene corpo e capelli”.

Nel nostro Paese si è registrata una crisi asimmetrica, ovvero particolarmente intensa per alcune attività (principalmente legate ai settori della ristorazione e del turismo) e molto meno grave per altre, come appunto il settore cosmetico. Anche nella nostra regione è stato registrato un quadro simile, con attività produttive che hanno resistito alla crisi molto meglio di altre: è il caso della produzione di arredi.

 

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