FINANZA – Oltre confine: la Svizzera “salvata” dalle gestioni patrimoniali

giovedì, 21 settembre 2017

COMO - È a pochi passi dall’Italia, e spesso attrae gli interessi - e anche gli investitori - del Bel Paese, per non parlare delle migliaia di lavoratori che ogni giorno varcano il confine. La Svizzera e le sue banche sono state spesso al centro dell’attenzione - e anche delle polemiche - a livello internazionale, e il loro andamento in questi primi mesi del 2017 è oggetto di profonda analisi da parte degli addetti ai lavori. A Berna, tra il primo gennaio e il 31 maggio dell’anno in corso, si sono sentiti ancora gli effetti di un 2016 che si è rivelato complicato e impegnativo. Ciononostante, i patrimoni gestiti in Svizzera salgono del 4,2% per un totale di oltre 6850 miliardi di franchi svizzeri, ma a farne le spese sono gli addetti ai lavori. Ad essere premiata oltre confine è soprattutto l’opzione della gestione patrimoniale, che anche in Italia sta avendo successo in virtù di un controllo e di una maggiore personalizzazione dell’investimento stesso. Così come in Italia, anche in Svizzera salgono le “quotazioni” dei consulenti finanziari indipendenti, che propongono strumenti a costi più contenuti e una maggiore attenzione alle esigenze del cliente.

Come evidenzia l’Associazione Svizzera dei Banchieri nel suo barometro del settore bancario, “a fare da traino all’economia elvetica sono stati proprio i 277,7 milioni di franchi in più dalle gestioni patrimoniali, che sono riuscite a sfruttare lo spiraglio favorevole dell’economia e della moneta all’interno del macro tessuto continentale”. I primi 5 mesi del 2017 sono però solo la logica conseguenza di quanto avvenuto nell’anno solare precedente, quando la crescita si era attestata sopra il punto percentuale. Nonostante il cambio di normativa che ha consentito al sistema elvetico di fare un ulteriore passo verso la trasparenza e il calo annuale di oltre un punto percentuale, la nazione resta leader mondiale per la gestione patrimoniale transfrontaliera, a dimostrazione che il risparmiatore crede ancora nell’efficacia di un investimento in Svizzera.

Il futuro non sembra però così roseo come testimoniano i numeri: i punti interrogativi sono infatti molteplici, e riguardando tematiche scottanti. Basti pensare alla grande concorrenza internazionale, agli effetti negativi della Brexit e della politica di Trump oltre oceano, ma anche del progressivo abbassamento dei margini. In tal senso si spiega soprattutto la flessione dell’occupazione nel settore bancario, effetto di un trend negativo che ha coinvolto sia chi risiede in Svizzera e lavora nelle nazioni vicine, che gli elvetici che lavorano sul territorio natio.

Quel che preoccupa maggiormente gli addetti ai lavori è però il calo importante nel numero degli istituti bancari operanti in Svizzera. La nazione ha infatti il secondo tasso negativo del continente con un -21% inferiore solo al dato francese. Questa riduzione è frutto di un assestamento di mercato, nonostante i vertici dell’ASB ritengano non sia ancora opportuno parlare di stabilizzazione del mercato. Contestualmente, scendono anche il risultato operativo aggregato, ogni ritorno per la banca in materia di commissioni e interessi e persino gli utili. L’unico dato significativo che riporta il segno più è quello del fatturato, che secondo l’Associazione è salito di 5 punti percentuali. La situazione in Svizzera riflette quella internazionale, ma il dato positivo delle gestioni patrimoniali può far ben sperare per il futuro e per un sistema che spera di poter tornare ad attrarre un numero sempre più elevato di investimenti scrollandosi di dosso gli effetti negativi del mercato internazionale.

 

 

 

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