L’OPERAZIONE – Scoperta frode internazionale a Como. Sette arresti

giovedì, 14 gennaio 2016

COMO - Scoperta frode fiscale internazionale milionaria, arrestati sette responsabili e sequestrati beni mobili e immobili per un valore di 63 milioni di euro. Sottratti dalla tassazione 23 milioni di euro ed evasa iva per un milione e duecentomila euro.

Cinquantuno militari del Nucleo di polizia tributaria di Como, nell’ambito di complesse e articolate indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Como, stanno dando esecuzione, dalle prime ore di oggi, a ordinanze di custodia cautelare nei confronti di sette persone, a numerose altre attività delegate dall’Autorità giudiziaria tra cui sequestri di beni mobili ed immobili per un ammontare complessivo pari a 63 milioni di euro.

Secondo le indagini e la ricostruzione dell’autorità giudiziaria, i sette soggetti raggiunti da misura cautelare sono i promotori e organizzatori di un’associazione a delinquere di tipo transnazionale dedita alla commissione numerosi reati di natura fiscale, mediante il noto fenomeno della “frode carosello”, basato sull’interposizione fittizia di prestanome in operazioni commerciali e sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

In particolare, i prestanome, definiti “cartiere” si interponevano fittiziamente nelle cessioni e negli acquisti di materiale ferroso tra un’impresa, fornitrice in nero, e altra impresa operante nel territorio comasco, destinataria finale della merce illecitamente commercializzata. Le “cartiere” emettevano fatture per operazioni inesistenti, caricando su di se il debito fiscale relativo all’iva sulle operazioni, salvo poi scomparire o comunque non ottemperare ai versamenti dell’imposta e agli altri obblighi fiscali, così consentendo alla società cliente finale di giustificare contabilmente acquisti di merce di rilevante entità, a prezzi concorrenziali, grazie all’annotazione di costi fittizi, documentati dalle fatture per operazioni inesistenti, con il conseguente indebito abbattimento del reddito.

Gli amministratori delle principali cartiere coinvolte prelevavano poi in prima persona ingenti somme di denaro dai conti correnti intestati alle società amministrate, denaro che in parte tornava al destinatario delle fatture, ed in parte serviva per pagare la merce venduta in nero.

Le indagini hanno permesso di accertare l’emissione e l’annotazione di fatture operazioni inesistenti per un totale di quasi 220 milioni di euro, l’evasione di IRES per circa 50 milioni di euro, e di IVA per 1 milione e 200.000 euro, nonché la sottrazione a tassazione di 22.588.299 di euro di ricavi.

Nella frode sono state coinvolte imprese sia nazionali che estere (in particolare di diritto americano - con rappresentanza in Italia - e di diritto slovacco), su cui venivano fatti confluire i corrispettivi provenienti dalle false fatture emesse dalle “cartiere”, in modo da ottenere lo spostamento e la disponibilità di denaro in territorio estero in completa elusione dei sistemi di monitoraggio nazionali, evidenziando in tal modo il carattere di transnazionalità dell’associazione a delinquere.

Da rilevare il particolare ruolo assunto, nella realizzazione delle attività illecite, da un commercialista di Como che, nella sua qualità di consulente delle due principali “cartiere”, ha messo a disposizione il proprio studio per la contabilizzazione delle fatture inesistenti e per la gestione degli ingenti prelievi di denaro contante. La frode ha coinvolto nove imprese “cartiere”, cinque imprese realmente operanti e beneficiarie di fatture per operazioni inesistenti, un’impresa realmente operante destinataria di cessioni in totale evasione d’imposta di materiale ferroso, e un professionista.

Nel complesso, sono state segnalate all’autorità giudiziaria diciassette persone fisiche, per i reati di associazione per delinquere, aggravata dal carattere di transnazionalità, finalizzata alla commissione di numerosi reati previsti e puniti dal d.lgs. 74/2000 (dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documenti contabili).

In base a quanto rilevato dalla Autorità Giudiziaria, i componenti dell’associazione per delinquere, nell’ambito della quale operava anche un consulente contabile (destinatario della misura degli arresti domiciliari), hanno costituito ed utilizzato quattro società cartiere, prive di mezzi e strutture operative, aventi sede negli Stati Uniti (con fittizie domicilio fiscale a Milano), nonché a Como, Pero e Brescia (in tale ultima località presso un indirizzo risultato essere un semplice recapito postale), al solo fine di emettere numerosissime fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti (relative a presunte forniture di rottami metallici) nei confronti di due società con sede a Valmadrera ed Erba.

Le società cartiere , caricavano su di se il debito fiscale relativo all’iva sulle operazioni, senza però ottemperare ai versamenti dell’imposta e agli altri obblighi fiscali, le due società con sede a Valmadrera ed Erba hanno utilizzato tali fatture al fine di evadere le imposte dirette e l’IVA, giustificando contabilmente acquisti di merce di rilevante entità, a prezzi concorrenziali, grazie all’annotazione di costi fittizi, documentati dalle fatture per operazioni inesistenti, con il conseguente indebito abbattimento del reddito.

Le province interessate sono quelle di Como, Milano, Monza Brianza, Vicenza, Lecco, Padova, Bergamo, Piacenza, Brescia, Modena, Verona, Bolzano e Trento.

 

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