OMICIDIO MOLTENI – Nella sentenza Brivio è “l’ultimo giapponese in una guerra finita”

martedì, 24 luglio 2018

COMO - Parlano di Alberto Brivio come di un soldato asserragliato nel fortino e arroccato su una linea difensiva ormai sgretolata i magistrati della Corte d'Assise di Como nella sentenza che condanna all'ergastolo il commercialista di Inverigo per l'omicidio dell'architetto Alfio Molteni.

I giudici motivano infatti la pena distinguendo Brivio dagli altri imputati, unico a continuare a proclamare la propria estraneità ai fatti mentre gli altri si sono arresi alle evidenze emerse dalle indagini. Pure le accuse rivolte da Brivio a Daniela Rho, ex moglie di Molteni, in una relazione con lo stesso Brivio e insieme indicati come mandanti della gambizzazione rivelatasi fatale, sono giudicate dai giudici come prive di ogni logica. La donna infatti ha ammesso che quelle intimidazioni avrebbero dovuto intimidire il marito, col quale era in corso una causa di separazione. Al contrario Brivio si è ostinato su una "dissennata strategia processuale - scrivono i magistrati - e ciò lo ha portato a dover dare spiegazioni assolutamente inverosimili, e ciò non solo perché la sua narrazione contrasta radicalmente con quanto emerso in istruttoria, ma ancora prima con elementari principi di logica".

"La contraddittoria logica della versione di Brivio - proseguono i giudici - è macroscopica nella parte in cui spiega la chiamata in correità della Rho come la calunnia di una donna innamorata delusa, che non aveva alla fine voluto sposare. Egli sembra dimenticare che la Rho, oltre ad accusare l’imputato, ha ammesso anche la sua responsabilità".

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