BASKET – Cantù e la salvezza, un obiettivo da conquistare. Con il cuore

giovedì, 16 febbraio 2017

Kyryll Bolshakov col vice Marco Sodini

CANTÙ - Alle fine del campionato mancano ancora undici giornate e, per la Red October, saranno tutti scontri votati ad un solo obiettivo: salvarsi il prima possibile. Al momento Cantù occupa una deludente 14^ posizione in classifica, con 4 punti di vantaggio sui fanalini di coda Cremona e Varese, formazioni con le quali ha, al momento, lo scontro diretto favorevole, un notevole vantaggio considerando le poche vittorie dei brianzoli, sette a fronte di dodici sconfitte.

La partita contro Sassari (80-65) ha messo ancora più in evidenza un problema ormai evidente da quasi due anni, la difficoltà a creare un gioco costante pur avendo a disposizione giocatori di tutto rispetto, perché considerando la scorsa stagione i nomi arrivati a Cantù sono da Eurocup e addirittura, in un paio di casi, anche da Eurolega; tuttavia, come disse l’annata passata Roko Ukic (uno che il segno l’ha lasciato in negativo), in campo non scendono i nomi.

Quale sarebbe allora il problema? Come mai questa squadra neanche con il quintetto titolare riesce ad esprimere un bel gioco e ottenere risultati? Difficile trovare un’unica risposta ma il roster era già stata costruito a monte in modo sbagliato (lasciamo da parte la questione temporale di iniziare ad ingaggiare giocatori ad agosto) perché alcune pedine sono sembrate sin da subito fuori dagli schemi (vedi Lawal e Travis, quest’ultimo scelto da coach Kurtinaitis) e con il cambio dell’allenatore e Bolshakov a dirigere le operazioni, alcuni possono averne beneficiato, altri invece sono nuovamente sprofondati (Fran Pilepic).

Johnson, Calathes e Acker in maglia Forst nel derby contro Milano

 

Gli innesti in corsa possono servire se la squadra condivide il sistema e in un primo momento i giochi semplici di coach Bolshakov hanno dato fiato e libertà ai giocatori ma, se gli schemi sono scontati, prima o poi gli avversari si adeguano; Johnson può anche tirare la carretta per 20 minuti (come a Sassari) ma poi il calo è fisiologico e se con Calathes in campo si applica la stessa logica di quando c’è JJ, qualcosa non quadra.

Un’altra questione andrebbe posta su Alex Acker, voluto con insistenza da Kurtinaitis e firmato in un amen, abbiamo ora di fronte un giocatore dalle indubbie qualità tecniche ma fisicamente in difficoltà e soprattutto poco lucido; a Sassari ha cercato di sostituirsi a Johnson, con pessimi risultati.

Infine, Trammell Darden, il più esperto e vincente della compagine canturina, gioca 35 minuti a partita e necessita di un cambio dall'inizio della stagione, eppure è ancora solo, senza un aiuto dalla panchina e le sue prestazioni stanno cominciando, giustamente, a calare.

Insomma, la situazione in casa biancoblu è complessa e serve un cambio di rotta in termini di gioco, perché in trasferta non si vince nemmeno a Pesaro e in casa, settimana prossima, dopo la pausa per la Coppa Italia, arriva Capo D’Orlando, che all’andata ridicolizzò Cantù con un +43 (96-53) che difficilmente verrà dimenticato.

Fran Pilepic in azione

La salvezza è naturalmente alla portata ma bisogna rendersi conto di lottare per l’obiettivo diametralmente opposto a quello prefissato ad inizio stagione e, più che la tecnica e la tattica, servirà ora il cuore per portare a casa quei punti necessari a rimanere nella massima serie, speranzosi che gli errori commessi (per la seconda volta) non vengano ripetuti l’anno prossimo.

Davide Porro

 

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