L’INTERVISTA – Moto Club Galliano sfreccia sulle piste della libertà

lunedì, 29 gennaio 2018

CANTÙ – Il giocattolo da sogno di un bambino si trasforma nel primo due ruote, baluardo di indipendenza adolescenziale, per poi giungere a colei che viene definita la fedele compagna di viaggio: quante emozioni percorre un motociclista nella sua vita. Simbolo di libertà e velocità, la moto ha affascinato intere generazioni di uomini e donne come testimonia Ottavio Rolla, presidente uscente di Moto Club Galliano di Cantù.

Quando è nata l’associazione e perché?
È nata ufficialmente nel 1987, quando si è associata al CONI, con lo scopo di aggregare tutti gli appassionati di moto desiderosi di condividere il proprio tempo libero attraverso attività di raduni, viaggi alla scoperta di nuovi itinerari turistici, condivisione di consigli tecnici ed esperienze.

Vi rivolgete ad un target specifico?
No, è un’associazione che mira a unire e ad accogliere e per questo motivo siamo aperti a tutti coloro che condividono la passione per la moto, senza distinzione di modelli o cilindrate.

Cosa comprende il vostro calendario di appuntamenti?
Principalmente raduni in tutto il territorio italiano, in particolare quello organizzato dal Moto Club di Schieti con cui siamo gemellati. Tuttavia, nel tempo, abbiamo acquisito sempre più autonomia e iniziato a organizzare viaggi indipendenti dai raduni certificati perché spinti dal desiderio di scoprire nuovi itinerari.

La vostra associazione coopera spesso con iniziative benefiche al sostegno della comunità cittadina.
Sì, è forte in noi il desiderio di contribuire a cause benefiche. Da dieci anni siamo organizzatori del Motobefana e abbiamo realizzato dei moto giri per sostenere l’associazione Il sogno di Ale che si occupa di ricerca oncologica in campo pediatrico.

Perché è importante valorizzare le associazioni presenti all’interno di ogni città?
Perché le associazioni offrono una preziosa opportunità di aggregazione che allontana le persone dalle proprie chiusure: uscire da casa, incontrare persone con cui condividere una passione e trascorrere del tempo piacevole insieme, creare legami veri e non solo virtuali. Tutti elementi che contribuiscono alla formazione di una comunità coesa e umana.

Come ha reagito la comunità alle vostre iniziative?
Non sempre positivamente. A volte ci siamo sentiti completamente ignorati, in alcune occasioni ci è parso quasi di dare fastidio. Siamo consapevoli che le nostre attività possono essere difficili da gestire, un raduno implica qualche disagio quali il rallentamento della viabilità o il rumore del rombo dei motori però dietro tutto questo c’è il lavoro di tanti volontari che offrono un valore aggiunto alla città: promozione turistica, aggregazione, iniziative benefiche. Le associazioni svolgono un ruolo prezioso e meritano di sentirsi apprezzate e incoraggiate dagli enti locali e dai cittadini.

Qual è il risultato di cui andate più fieri?
Abbiamo tagliato tanti traguardi che ci hanno riempiti di soddisfazione ma tra quelli che ci inorgogliscono di più ci sono senz’altro le vittorie del nostro associato Fabio Tagliabue ai campionati DD riservati agli atleti con disabilità. Siamo davvero fieri di lui.

Lei è motociclista da molti anni. Quali cambiamenti ha visto nel settore?
Innanzitutto l’abbigliamento, sempre più protettivo e confortevole, ma anche a livello tecnico ci sono stati notevoli passi avanti soprattutto per ciò che riguarda la sicurezza, la tenuta e la resistenza dei singoli componenti. Trovo interessante anche il richiamo ai vecchi modelli degli anni sessanta e settanta operato dal settore del design negli ultimi dieci anni ovvero la proposta di moto con le stesse fattezze dei vecchi modelli ma con un apparato tecnico-meccanico di nuova generazione.

Perché la moto affascina così tanto?
Per il senso di libertà che riesce a trasmettere: assenza di bagagli e code, il vento che ti investe, il rombo del motore, le curve da piegare, la scoperta di posti sconosciuti e la mente che si abbandona al viaggio.

“Ogni uomo è condannato a essere libero” diceva Jean-Paul Sartre, i motociclisti un po' di più.

Simona Di Domenico

 

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